lunedì 14 dicembre 2015

Viaggiare ai tempi del terrorismo.

La filosofia è quella di non lasciarsi condizionare, di vivere in libertà nonostante il pericolo di attentati e, di non cedere alla paura del terrorismo. Viaggiare però, ai giorni d'oggi, deve comprendere qualche accortezza in più.
Chi in questo periodo deve andare in giro per il mondo, lavoro, studio o divertimento poco importa, è meglio che consulti prima di partire i siti utili. A cominciare da quello di porti e aeroporti che si andranno a toccare: di questi tempi, le formalità e i controlli sono molto più lunghi e possono anche presentare inconvenienti minuziosi a cui non si era mai stati abituati. Quindi è meglio anticipare di una ventina di minuti l’arrivo ai check in, soprattutto se avete previsto scali o coincidenze.
Occhio, poi, al bagaglio a mano: ovvero, oltre al peso consentito dalla singola compagnia, anche al corredo ammesso accanto al passeggero. Quindi, bottigliette di saponi, lamette per unghie, dentifricio e così via: insomma bisogna controllare che cosa è permesso e che cosa no. Basta un vasetto innocuo a bloccarvi per un controllo in più.
E’ importante tenere presente che, alcuni utensili o cosmetici, anche se possono sembrare necessari, in realtà si possono acquistare in qualsiasi parte del mondo.
E a proposito di zone del mondo, un passo importante è quello di conoscere i paesi a rischio e per questo consultare al sito della Farnesina Viaggiaresicuri: non soltanto per informarsi, visto che su ogni paese diffonde notizie pratiche e di “sicurezza” ma soprattutto perché permette l’iscrizione al sito in modo da comunicare al Ministero dell’Interno la destinazione e le tratte che verranno compiute dal viaggiatore. Ad esempio: partenza Genova con volo xxx, scalo a Roma, ripartenza per Francoforte all’ora xxx, arrivo e poi treno, pullman fino alla destinazione finale.

giovedì 19 novembre 2015

Grindadràp - La vergogna nelle Isole Faer Oer.

Nel 2015 purtroppo dobbiamo assistere ancora a questo sterminio legalizzato da parte di un paese facente parte dell'Unione Europea: la Danimarca. Nonostante la firma sulla convenzione per la protezione delle specie nei mari avvenuta in Lussemburgo il 21 giugno 2004 questa strage non trova fine. Una ridicola tradizione che va avanti dal 1700 a cui le autorità locali danno pure protezione.



Vedi qui di seguito.
http://www.seashepherd.it/news-and-media/news-100720-1.html

martedì 20 ottobre 2015

Bali - Alcune domande.

1) Quanto costa vivere a Bali?
Può sembrare assurdo dirlo ma non costa veramente nulla abituati ai nostri standard europei. Se oltretutto non siete persone a cui piace l'alcool allora avete trovato il vostro paradiso. Ma facciamo qualche esempio.
Hotel: se non siete dei fans sfegatati del super lusso e dei servizi impeccabili che vi può offrire una sistemazione 5 stelle potrete trovare delle ottime guesthouse o hotel anche per 10/15 euro a notte con servizio di sorveglianza notturna, reception 24 ore su 24, bagno privato e aria condizionata.
Cibo: a differenza della Thailandia dove lo street food ha prezzi ridicoli mentre nei ristoranti comunque si spendicchia un po', a Bali lo street food rimane con prezzi ridicoli ma nei ristoranti difficilmente si va oltre i 10 euro per un secondo, birra e caffè. Diciamo che la varietà di pasti non sarà così grande in quanto le portate principali sono riso, pollo e pesce (non grandi quantità). Se poi volete mangiare per strada allora veramente con un paio di euro cenate anche se ovviamente qualità ed igiene lasciano un po' il tempo che trovano.
Alcool e bevande: capitolo dolente. L'unica cosa che costa veramente. Un vodka tonic o un coca rum essendo tutti i super alcolici di importazione non lo pagherete meno di 5/6 euro su bicchierini davvero piccoli. L'unica cosa che conviene veramente è la birra tipica balinese la Bintang (1,2 euro quella piccola e 2,10 euro la media circa). Una bottiglietta d'acqua da mezzo litro vi verrà a costare un euro mentre per qualche assurdo motivo la Coca Cola costa meno ancora 0,70 euro.
Sigarette: se siete dei fumatori e il vostro unico pensiero sono i 5 euro che spendete qui in Italia siate pronti ad esultare...un pacchetto di Marlboro Rosse 1,20 euro con buona pace della salute.
Mezzi di trasporto e benzina: altro punto a favore di Bali. Come già spiegato nei post precendenti un litro di benzina costa 0,50 euro al litro al distributore o 0,60 per 75 cc nei baldacchini lungo la strada evitando la fila. Per quanto riguarda noleggio scooter con 5/6 euro al giorno avete un 125 un po' scassato con casco annesso e il costo dei taxi è irrisorio anche per grandi distanze.
 
2) Alla sera si può girare tranquillamente senza pensieri?
Problemi particolari o sentori di pericolo non ne ho avuti. Ovviamente le regole basilari da seguire anche a casa propria come il rispetto e il "non andare in cerca" valgono anche qui. A Seminyak che l'abbiamo vissuta maggiormente oltre al tentativo di vendervi le più svariate droghe e qualche simpaticone che prova a spacciarsi da parcheggiatore per fregarvi qualche euro altro non ho visto. Poi se siete a piedi tra taxi e scooter continueranno a suonarvi dietro ogni minuto ma semplicemente per chiedervi se volete un passaggio.
 
3) Vedo ovunque dei vasetti di fiori a terra fuori dai negozi...cosa sono?
I balinesi credono che gli spiriti sono dappertutto, segno che l'animismo è in gran parte alla base della loro religione. Gli spiriti buoni abitano in montagna e portano prosperità al popolo mentre i giganti e i demoni si nascondono sotto il mare e infestano i boschi e le spiagge desolate. La gente vive fra questi due opposti e i loro rituali si sforzano di mantenere una via di mezzo. Questi "contenitori" di fiori non sono altro che delle offerte preparate ogni mattina per rendere omaggio agli spiriti buoni e messe a terra per placare i cattivi.
 
4) Meglio partire con contanti o prelevare nei bancomat appena arrivati?
Come per la Thailandia anche qui vi è un costo di commissione a prelievo indipendentemente dalla cifra prelevata. Circa 4/5 euro a volta. Cosa migliore partire comunque con del contante da cambiare subito in aeroporto per le prime spese per il taxi e poi prelevare se non si vuole girare con troppi soldi in tasca oppure cambiare gli euro nei vari Exchange che ce ne sono ogni 50 metri praticamente.

mercoledì 7 ottobre 2015

Bali - Ubud e Tegalalang.

Oggi è il giorno dell'attesa gita ad Ubud. Decisi di abbandonare temporaneamente le spiagge, zaino in spalla e via verso l'entroterra. Con il ragazzo che ci ha affittato gli scooter (dopo dieci volte che ce lo facciamo ripetere il nome non riusciamo a capirlo) riusciamo a trattare un passaggio per un'intera giornata a 500,000 rupie (circa 30,00 euro in due a cui andranno aggiunte altre 100,000 rupie per la benzina pagata a parte).  Ubud è una cittadina di circa 30.000 abitanti e si trova ad appena 30 chilometri a nord-ovest da Denpasar, la capitale amministrativa, ed è considerata a buon diritto la capitale culturale di Bali. Immersa tra coltivazioni di riso e foreste dove prolifera la presenza dei macachi e punteggiata da numerosi e splendidi templi induisti, per via del recente sviluppo urbano difficilmente si distingue dai villaggi limitrofi, ma mantiene la sua peculiare caratteristica combinata artistica e rurale. Quindi, dopo una mini lezione geografica, siamo pronti a partire. Ritrovo alle 10 fuori dal nostro hotel. La guida deve essere particolarmente impaziente di partire visto che alle 9 è già di vedetta all'ingresso.
Monkey Forest, Ubud con i macachi in piena libertà.
Dopo un paio d'ore di macchina, dovute più che altro al solito ed estenuante traffico intenso (tutta e solo colpa dei cinesi secondo il nostro accompagnatore, evidentemente nemmeno qui riescono a farsi voler bene) arriviamo alla foresta delle scimmie, Monkey Forest. Il caos è molto essendo l'attrazione principale del posto. Veniamo lasciati all'ingresso con ritrovo dopo due ore. Paghiamo 20.000 rupie a testa (circa 1,40 euro) ed entriamo in un ambiente assurdo.
Famiglia di macachi.
Una foresta che ricopre totalmente il cielo sopra di noi con macachi ovunque. Si passa da bestioline di poche decine di centimetri a quelle più grandicelle che tutto ispirano tranne che fiducia. Il tutto comunque è presidiato dai guardiani pronti (se fa per dire) ad intervenire in caso di problemi. Per pochi centesimi è possibile acquistare delle banane da far mangiare al volo stando attenti ad attacchi improvvisati in quanto non sono li certo per soddisfare le risate e i giochi dei turisti ma bensì per abbuffarsi senza tante perdite di tempo. Ammetto che inizialmente l'entusiasmo era molto alto per visitare un posto di cui tanto avevamo letto ma pian piano che passavano i minuti lo stesso andava scemando. Immaginavo una vera e propria foresta dove vagare un po' allo sbaraglio circondati da macachi e vegetazione ma in realtà si tratta "semplicemente" di una specie di zoo di scimmie in libertà (neppure tanto grande) con percorsi asfaltati e ben delineati, bar, servizi igienici. Fatto sta che dopo un'ora usciamo decisi a bere un caffè. Ci aggiriamo un po' li intorno tra negozi di artigianato locale (oggetti d'antiquariato, dipinti artistici, manufatti in legno, souvenir, ecc) ma caldo e afa prendono il sopravvento. Fortunatamente i venditori balinesi non sono della tipologia ossessiva (stile Africa) che ti chiamano, ti urlano dietro o insistono alla morte ma ti lasciano guardare in tranquillità facendosi i fatti loro.
Vista dal ristorante Lunaung Sari.
Troviamo la nostra guida, intenta a parlare con dei colleghi driver, che ci invita a bere un caffè balinese con loro (come già spiegato acqua calda e polvere di caffè mescolata dentro senza alcun filtro). E qui scopriamo che tutto il mondo è paese. Ordinato da lui paghiamo un terzo rispetto a quello che avremmo pagato da umili turisti. Si tratta di una cifra ridicola ma comunque, chiamali scemi. Facciamo due chiacchere con non poca difficoltà ad interpretare il loro inglese ultra stretto e ripartiamo direzione Tegalalang, le tipiche risaie fatte a terrazza di Ubud. Ovviamente, nemmeno il tempo di partire e siamo subito incolonnati nel traffico ma ne approfittiamo per osservarci intorno. La mia personale sensazione è di essere in un paesino appoggiato sopra le nuvole dove tutto ciò che ci circonda è molto piccolo e ristretto rispetto ai grandi spazi delle città ma al di la l'infinito delle foreste sovrasta tutto quanto. Dopo un ulteriore ora scarsa di macchina arriviamo finalmente a destinazione. Non si sa per quale motivo ma si deve pagare una specie di parcheggio (pochi centesimi) che alla fine non esiste. Parcheggiamo quindi lungo la strada stando attenti come sempre a non essere stesi da qualcuno e ci lanciamo a mangiare per evitare ulteriori svenimenti stile Kuta Beach. Pausa al Lunaung Sari, un ristorante con una spettacolare vista risaie dove non esistono le sedie ma ci si siede all'asiatica per intenderci con le gambe incrociate sotto la tavola. Non il massimo della comodità.
La guida molto gentilmente fa preparare la tavola per due ma i sensi di colpa ci assalgono e senza pensarci decidiamo di offrirgli il pranzo. Mi fido di lui: pollo al curry con peperoni condito il tutto come fosse una specie di zuppa. Un po' piccante ma delizioso. Paghiamo (poco più di 5 euro a testa con birra) e ci dirigiamo verso l'ingresso delle risaie. Veniamo subito avvicinati da un vecchietto che li per li sembrava avere 600 anni con il tipico palo in legno per trasportare il riso (da classica foto di rito per il turista medio). Dal primo commento "pensa la fatica che avrà fatto questo nella sua vita" si passa subito ad un "va che pacco di soldi che ha in mano a forza di foto". Comunque con non poca difficoltà, visto anche il terreno alquanto scivoloso, iniziamo a percorrere le risaie tra sali e scendi e turisti intenti a fotografare ogni singola foglia che si muove. Arrivati dall'altra parte della collina il panorama è fantastico. Nonostante vi siano decine e decine di persone non si sente volare una mosca. Ovviamente anche qui trovano il modo per spillarti soldi: ogni tot metri "posti di blocco" con balinese mega sorridente che chiede un'offerta. Dopo un'oretta di camminata decidiamo di tornare indietro e recuperare la guida (che nel mentre avrà fumato un pacchetto di sigarette) per tornare verso casa non prima però di farci accompagnare in un centro commerciale per acquistare qualche souvenir per amici e parenti (stanzone unico grandissimo con scaffali e centinaia di oggetti suddivisi per categoria: bracciali, calamite, animali in legno, vestiti, gioielli, ecc). Dopo altre 3 ore infinite di macchina, rischiando oltretutto di causare una strage con due scooter, arriviamo finalmente a casa. Nove ore di escursione di cui cinque nel traffico sono più che sufficienti!

martedì 22 settembre 2015

Bali - Kuta Beach

Spiaggia di Kuta Beach, Bali.
Dopo alcuni giorni di relax a Seminyak decidiamo di provare a cambiare spiaggia: direzione Kuta Beach, conosciuta come la spiaggia dei surfisti. Nonostante i pochi chilometri di distanza (all'incirca 8) dal nostro hotel arrivarci non è per nulla facile. Lungo la strada le insegne non esistono se non per i centri principali e nessuna indica come arrivare alle spiagge. Chiedendo un po' in giro (tutti molto gentili nel tentare di aiutarci) comunque riusciamo ad indirizzarci verso la giusta direzione. Il traffico qui è ancora peggio rispetto a quello a cui siamo abituati. Un'unica strada a senso unico e a due corsie che gira attorno al quartiere dove ogni secondo ci si ferma in colonna. La guida balinese che ci porterà in giro ci spiegherà la poca tranquillità del posto considerando che uno dei principali passatempi è il togliere le chiavi dello scooter ai turisti e scappare via lasciandoli a piedi. Simpatici questi balinesi. Dopo mezz'oretta di agonia arriviamo finalmente alla spiaggia. L'impatto è drammatico. Dal punto di vista della bellezza siamo ad un'altra categoria. Sabbia molto più chiara e fina, alberi che attorniano il tutto e molte più persone che frequentano il luogo. C'è chi beve una Bintang (tipica birra balinese il cui nome significa "Stella") all'ombra degli alberi, chi semplicemente chiacchera e si rilassa. D'altro canto molti più turisti comporta di conseguenza molti più venditori ambulanti. In un minuto ci fermeranno in cinque: cibo, vestiti, maestri di surf, oggetti in legno, svariati gadget. Qui qualsiasi cosa puoi trovarla.
Tentiamo di distenderci per prendere fiato ma subito veniamo braccati da un noleggiatore di surf. Impossibile sganciarlo tanto che: "Dei vanti provemo far surf!". Dopo una rapidissima contrattazione arriviamo ad affittarne due per due ore a 180.000 rupie (circa 6,00 euro). Non ci viene richiesto nessun documento ma in compenso, con un po' forse di troppa fiducia, li lasciamo gli zaini dopo averlo minacciato svariate volte che non sparissero. La lezione privata sarebbe costata 200.000 rupie per mezzora. Decliniamo l'offerta convinti di essere in grado di far qualcosa. Ora...vedendo l'intera saga di Bay Watch e svariati film con surfisti o similari, la prima idea è: ok non sarà facile ma nemmeno cosi difficile. Infatti sarà impossibile! Anche il solo rimanere sopra la tavola con le onde che ti travolgono è un'impresa alquanto ardua. Nuota verso il largo, aspetta un'onda decente ma nel frattempo cerca di rimanere a galla, appena prendi l'onda comincia a remare con le braccia verso la spiaggia, alzati veloce e ciao sei sott'acqua con il surf legato alla caviglia e prega Dio non ti finisca in testa. Prendiamo un attimo di fiato e la naturalezza con cui gli australiani riescono a fare il tutto è disarmante. Riproviamo e più convinti che mai vuoi vedere che noi non ce la facciamo? No non c'è verso!
Dopo l'ennesimo tentativo e quaranta minuti di sali e scendi dal surf (ammetto con svariate imprecazioni) decidiamo di rinunciare momentaneamente convinti di riprovarci più tardi ma ancora inconsapevoli dello sforzo fisico fatto. Appena arriviamo a riva, nel tentativo di ritrovare gli asciugamani con appresso questa tavola che peserà una quindicina di chili il fisico ci abbandona: giramenti di testa e una debolezza mai provata. Un'ananas intera acquistata al volo per nemmeno 2,00 euro ci verrà in soccorso. Proviamo un attimo a rilassarci ma la cosa è impossibile. Troppa confusione, gente che continua a girarci intorno e a provare a venderci qualcosa. Senza alcun dubbio decidiamo di salutare Kuta Beach, ringraziamo per l'esperienza provata tra il comico e il drammatico, foto di rito con il surf e ritorniamo nella nostra adorata Seminyak.

martedì 15 settembre 2015

Bali - Seminyak.

Scritta appena usciti dall'aeroporto internazionale di Bali.
E finalmente si arriva alla meta sognata da molti mesi: Bali. Dopo un volo di un'ora e mezza con l'Airasia al costo di euro 105,00 a testa andata e ritorno sbarchiamo. Come per la Thailandia nulla da eccepire per personale e tranquillità del volo. Solita trafila nei banchetti della Blu Bird sulla destra appena usciti dall'aeroporto evitando tassisti o porta valigie improvvisati e subito via in hotel. Anche in questo caso il costo del taxi è irrisorio considerando quasi l'ora di viaggio per 120.000 rupie (euro 8,00) compreso il pagamento di un tratto di autostrada. Arrivando da Jakarta avevamo già della valuta locale a disposizione altrimenti nessun problema vi sono dei change all'interno dello scalo anche se meno convenienti di un prelievo bancomat. Questa volta il prezzo viene deciso in partenza senza tassametro. Al contrario di Jakarta dove per trovare l'hotel era stata un'impresa, qui arriviamo senza grossi problemi. Un unico pensiero ci assale guardando fuori dal finestrino: ma la gente a piedi dov'è?? Solo un indescrivibile traffico con estenuante suono del clacson pure qui.
Jl. Petitenget, Gg. Cendrawasih No.9, Seminyak.
Comunque, prenotazione al Taman Rosani Hotel per 8 notti e colazione inclusa al costo di 2 milioni 880 mila rupie (circa 190,00 euro). Personale molto cordiale, stanze pulitissime, bagno privato fantastico con una doccia che era un gusto farla, stanza che da direttamente alla piscina ma purtroppo il tutto un po' buttato la senza alcuna illuminazione esterna durante la notte, un condominio in ristrutturazione alquanto fatiscente affianco, l'assenza totale di sole durante il pomeriggio per la disposizione della struttura e nessuna possibilità di acquistare bevande o altro dopo le 23 per la chiusura della cucina. Il classico hotel che avrebbe del potenziale per dare molto ma molto di più. La prima mattina, su consiglio di un ristoratore italiano conosciuto la sera prima, d'obbligo affittare gli scooter visto che, al contrario di quanto pensavamo, il posto si rivela molto più grande del previsto. Considerando la guida a destra, il traffico infernale e la legge del "più forte passa" che vige nelle strade e soprattutto negli incroci dove i semafori sembrano messi li più per bellezza che per altro, decidiamo di affittarne due separati al costo di 70,000 rupie giornaliere (quasi 5,00 euro). La benzina si può fare sia nei distributori al costo di 8,000 rupie (0,50 cent al litro) o lungo la strada in qualsiasi baldacchino che espone bottiglie di Absolute Vodka (scarti degli hotel riutilizzati da questi venditori ambulanti) evitando la fila al costo di 10,000 rupie per 0,75 litri (0,60 cent al litro). Si parte, con un po' di timore verso la prima giornata in spiaggia. L'impatto non è dei migliori. Una spiaggia con sabbia molto scura, un'anziana che subito inizia ad urlarci dietro (capiremo più tardi che affitta lettini ed ombrelloni), alcuni cani che scorrazzano attorno a noi, mare mosso...oddio panico! Proviamo a metterci a nostro agio e con il passare del tempo le cose migliorano. Proprio dietro di noi un piccolo bar in spiaggia ci mette il sorriso. Partiamo timidi con una bottiglietta d'acqua per concludere in grande spolvero: coconut con vodka (con annesso commento del barista "Italian crazy!"). Viene tagliato un cocco verde ancora non maturo che viene utilizzato come recipiente, l'acqua al suo interno viene tenuta per metà e mescolata con vodka e ghiaccio. Tutto al costo di 100,000 rupie (6,50 euro mentre senza vodka 2 euro scarsi). Tutti i bar lungo la spiaggia nella zona che frequentiamo sembrano solo per offrire bevande ma invece tutti quanti sono dotati di cucina (non si sa dove) ed preparano alcuni piatti tipici del luogo. Alla sera decidiamo di tornare li per cena. Pollo grigliato con salsa barbecue, patate e verdure, riso, birra e acqua tutto al costo di 6/7 euro a testa. La sera procede in alcuni locali della zona ma la gente non è molta ed il sonno invece si.
I giorni successivi praticamente si svolgono allo stesso modo con pranzo in spiaggia e molto molto relax. Le onde fantastiche permettono poi di divertirsi stando comunque attenti alle correnti improvvise che nel giro di pochi secondi possono trasformarsi in pericolo anche a pochi metri dalla riva. Gli aperitivi poi saranno qualcosa di fantastico: 707 Beachberm Batubelig, amore a prima vista. Bar rialzato dalla spiaggia con vista mare, cuscinoni ovunque, musica con dj e cocktail. D'altronde come innamorarsi di un posto con certi tramonti. Seminyak con il passare dei giorni inizia a diventare sempre più alla nostra portata. Dal deserto che inizialmente sembrava girando in scooter sempre posti nuovi saltano fuori e soprattutto molto più popolati. Le cene lungo la spiaggia comunque resteranno tra i ricordi da portare per molti anni.

giovedì 3 settembre 2015

Arrivo a Jakarta.

Si parte. Prenotiamo il parcheggio presso il Pesco Parking appena fuori dall'aeroporto Marco Polo di Venezia al costo di euro 58,00 per dodici giorni scoperto. In pochi minuti sbrighiamo le pratiche (pagamento posticipato) e arriviamo alle partenze. Viaggio con Alitalia fino ad Abu Dhabi (chiamata ironicamente dall'hostess "il sabbione") e successivamente Etihad Airlines fino a Jakarta. Entrambi molto confortevoli e a differenza di altre volte il cibo servito era pure commestibile. Arriviamo il giorno dopo (fuso orario +5 ore rispetto all'Italia) e subito cambiamo 30,00 euro in rupie indonesiane, il minimo indispensabile vista la non convenienza per la commissione applicata e appena usciti dall'aeroporto, districandosi tra tassisti abusivi e chi si offre di portarci la valigia, dritti a noi troviamo il tavolo di prenotazione della Blue Bird, la principale compagnia di taxi indonesiana. In questo caso, prenotando la corsa, come in Thailandia, hanno l'obbligo di accendere il tassametro quindi si evitano brutte sorprese. L'impatto con l'esterno è comunque agghiacciante. Un traffico, seppur sera tarda, allucinante con strade a 4/5 corsie con auto, taxi, scooter e camion che sorpassano ed usano il clacson a ripetizione (sarà una costante di tutta la vacanza).

Madu Inn,  Jl. Madu No. 36, Taman Sari, 11180 Giacarta
Arriviamo, con non poca difficoltà vista la posizione nascosta in una via laterale della strada principale, al nostro hotel Madu Inn. Costo 450.000,00 rupie (19,00 euro in totale per due notti con colazione compresa). Nel giro di alcuni minuti facciamo il check in con pagamento posticipato con carta di credito. Come sospettavo, l'interno, seppur carino ed adeguato alle nostre esigenze di una toccata e fuga, non corrisponde propriamente alle foto su Booking ma tutto viene messo in secondo piano ma dell'estrema gentilezza del personale. La colazione consiste nella scelta tra tre piatti tra cui due di riso (occhio agli spicchi di peperoncino) e una omelette con caffè (scordatevi l'espresso qui esiste il classico acqua calda e caffè mescolato dentro senza alcun filtro). Ed eccoci pronti per la giornata a Jakarta.
 
Una delle vie principali della città all'orario di punta.
Appena usciti dall'hotel veniamo colpiti dalla realtà del luogo. Un odore indescrivibile tra lo smog delle vetture, l'inquinamento del fiume affianco tra immondizia e chissà che altro e la polvere che si leva dalla strada. I marciapiedi se esistono sono divelti e quindi non resta che camminare al lato della strada stando attenti a non essere investiti. Giriamo un po' spaesati per non dire spaventati. Ma sarà tutto il giorno così? Anche peggio. Basta poco e subito ci siamo persi nella moltitudine di stradine che si incrociano. La gente sembra non fare caso a noi. Entriamo in un piccolo centro commerciale in cerca del wi-fi ma nulla da fare. Cerchiamo di metterci a nostro agio considerando che nessun volto che ci circonda è europeo. Ci rimettiamo in marcia e, non si sa in che mondo, raggiungiamo la prima tappa: Museum Bank Indonesia. Il museo è ospitato in un edificio storico nella città vecchia ed era in precedenza la prima sede della banca De Javasche, la banca centrale della Indie Orientali Olandesi. La banca successivamente è stata nazionalizzata in Bank Indonesia nel 1953, dopo che l'Indonesia ha ottenuto ufficialmente la sua indipendenza. All'interno non vi era anima viva. Si paga l'ingresso 10.000,00 rupie (0,80 euro). Dopo un giro in velocità, considerando il non particolare interesse per quello che c'era all'interno tra omini di cera che simulavano di lavorare in banca ed enormi stanzoni che facevano da caveau, riprendiamo il cammino direzione porto.

Case nella zona del porto.
Dopo svariati tentativi di omicidio da parte dei guidatori locali (perfino l'omino dei semafori per i pedoni corre illuminandosi) ed il perdersi che ormai era divenuta una costante, raggiungiamo l'agoniato porto. La sensazione del posto in cui eravamo era assurda: tra il trovarsi in una realtà di assoluta povertà, sporcizia e desolazione ed il pensare che, se ci avessero rapinato, non avremmo potuto stupirci di nulla. Diamo una rapida occhiata e poi (ingresso per 6.000,00 rupie cioè 0,40 euro) saliamo nell'ex faro utilizzato ora per vedere il panorama circostante dove finalmente un po' d'aria e una visione dell'intera città ci fa finalmente tirare il fiato. E' ora di fuggire da quella desolazione e prendiamo un tuk tuk per tornare in centro nella parte un po' più turistica. Ovviamente si contratta fino alla morte qualsiasi cosa ma è questione di pochi euro. Per fare alcuni chilometri il tempo è infinito. Il caldo del primo pomeriggio è soffocante ed il traffico non aiuta.
Interno della moschea parte maschile.

Monumento nazionale e sullo sfondo a sinistra la moschea.
Veniamo scaricati affianco alla Istiqlal Mosque, la più grande moschea del sud est asiatico. E' stata costruita per commemorare l'indipendenza indonesiana e aperta al pubblico il 22 febbraio 1978. Ingresso gratuito con obbligo di togliersi le scarpe prima di entrare. La pace che regna è surreale considerando il caos all'esterno. I fedeli, divisi tra maschi e femmine, non fanno volare una mosca. Ci sediamo curiosi di vedere e cercare di capire un momento di raccoglimento così solenne ma tutto ciò dura molto poco in quanto veniamo allontanati per avere i pantaloncini corti sopra il tappetto della preghiera. Poco importa usciamo direzione Monumen Nasional, un obelisco alto 132 metri costruito in memoria della resistenza e della lotta del popolo indonesiano dal colonialismo olandese. Veniamo avvicinati da un ragazzo che si propone di farci da guida per il resto della giornata ma ormai l'unico obbiettivo e sedersi a bere un caffè. Il parco, anche se non sembra, è immenso ed uscire non è facile. Ci dirigiamo verso gli enormi grattacieli che si intravedono tra le piante e finalmente iniziamo ad imbatterci in qualche viso europeo. Le persone ed il loro modo di vestire cambiano radicalmente. Tutti ben curati ed eleganti al punto che ci si sentiamo addirittura a disagio all'interno dei centri commerciali di svariati piani con tutti negozi mono marca. Ma ormai è ora di ritornare in hotel, stanchi e alquanto sporchi.

martedì 4 agosto 2015

Indonesia 2015


Stato del Sudest Asiatico è il più grande arcipelago del mondo.
E rieccoci pronti per una nuova avventura. Questa volta, guardando sempre verso la parte destra del mappamondo la scelta è capitata sull'Indonesia ed in particolare Bali, la più importante meta turistica indonesiana. Dopo svariati giorni a verificare quale sia la soluzione migliore per il volo (non esiste un diretto Italia - Bali) prenotiamo con svariati mesi di anticipo (febbraio per il successivo agosto) un volo con la Etihad Airways, Venezia - Abu Dabhi - Jakarta per euro 600,00 con sosta due giorni nella capitale e un volo interno Jakarta - Bali per altri 100,00 euro con Airasia Airline.
Come stato unitario e nazione, l'Indonesia ha sviluppato un'identità condivisa basata su una lingua nazionale, una diversità etnica, un pluralismo religioso all'interno di una popolazione a maggioranza musulmana, e una storia di colonialismo e di ribellione ad esso.
Il motto nazionale indonesiano, che si trova sorretto dalla leggendaria Garuda, ossia l'aquila mitologica che ne orna il blasone, è emblematico in questo senso: Bhinneka tunggal ika ("Unità nella diversità", letteralmente "Molti, ma uno").

martedì 17 febbraio 2015

Andrea - Trasferirsi e lavorare a Londra.

Andrea, 30 anni di Caldogno, Vicenza.
Una decisione non semplice mollare tutto...com'è nata la voglia di cambiare aria definitivamente?
La prima volta che ho pensato di muovermi all'estero fu circa nel marzo del 2011. Stavo cercando lavoro ed avevo in ballo un colloquio ma ho anche riflettuto sul fatto che non avevo mai fatto un'esperienza di vita seria. Si ok, ero andato molto fuori dall'Italia con amici o all'avventura ma non potevo dire di sapere come si vive all'estero. In più, non avevo sfruttato l'Erasmus che l'università offriva, quindi, avevo proprio bisogno di muovermi. Aggiungici che di Vicenza ne avevo le "palle piene" e fai presto a capire che la scelta è stata abbastanza facile. Ad ogni modo mi ero dato due anni di tempo per fare un'esperienza lavorativa in un azienda e poter partire con un curriculum un pochino più elaborato. Avevo già deciso che sarei finito a Londra. La città mi è sempre piaciuta. Ci ero già stato tre o quattro volte per visitarla in quanto molto affascinante e mi son sempre divertito molto. Lasciato il lavoro a luglio 2013 sono partito il 18 settembre dello stesso anno.

Per quanto riguarda l'alloggio come ti sei organizzato?
La prima abitazione in cui vivere l'ho trovata prima di partire, nel quartiere Vauxhall. Fortunatamente avevo un compagno delle superiori che già da un pò abitava a Londra con la fidanzata e gli si era liberata una stanza. Casa in condivisione con altre quattro persone. Due coppie (errore da dilettante) ed io. La mia zona era senz'altro bella e ben fornita. Avevo la stazione dei treni, metro e bus a due passi ed il Big Ben a 10 minuti a piedi. Altri 5-10 minuti ed ero sotto il London Eye (la ruota panoramica). L'affitto era super conveniente per questa zona molto in voga ed in pienissima crescita. Nel corso del tempo poi ho cambiato altre due abitazioni. La seconda stanza l'ho trovata nel quartiere di "Elephant & Castle". Zona bruttina a dire la verità ma molto vicina al famosissimo mercatino nel quartiere di Borough, a due passi dal nuovissimo grattacielo progettato da Renzo Piano, lo Shard. Non è stata una bellissima esperienza perché abitavo con il "land lord", ossia il proprietario (essendo di fretta ho accettato la prima stanza che ho trovato).
Ora abito a Battersea, una zona ritenuta "Posh" (snob), molto ben fornita ma ancora ha la pecca che non c'è una metropolitana. Bisogna spostarsi in bus fino Clapham & Junction, la stazione dei treni più trafficata della Greater London, oppure fino a Vauxhall che, come detto, è stra fornita di mezzi pubblici. Qui ho trovato il giusto equilibrio tra qualità della casa e degli occupanti. I prezzi generalmente vanno dalle 450 sterline in su o si possono trovare singole (come nel mio caso) da 550 sterline con tutte le spese incluse.
 
Se dovessi elencare alcune regole d'oro da seguire prima di decidere di stabilirsi a Londra, quali sarebbero?
Le regole base direi che sono: avere almeno 2.000 euro da investire (catalogata come la città più costosa al mondo), avere un minimo di spirito di adattamento (non esiste il bidet e spesso trovi moquette anche nei bagni...no comment), trovare una casa possibilmente prima di partire o essere pronti a stare in un ostello o da qualcuno che gentilmente ti ospita per un pò, se si riesce trovare un lavoro dall'Italia ed infine adattare il proprio curriculum a quello inglese. Per quest'ultimo punto vi sono mille siti e video che spiegano come fare.
Nel momento in cui si arriva le priorità sono: farsi una scheda telefonica (informarsi da casa sulle tariffe che sono più o meno come le nostre), trovare casa, fare il NIN (National Insurance Number, equivalente del nostro codice fiscale. Se non lo fai te ne viene assegnato uno temporaneo ma si pagano più tasse. Serve inoltre avere un indirizzo al quale possano spedirtelo), richiedere il conto in banca (ci vuole il NIN in alcuni casi), cercare un lavoro (serve assolutamente il NIN), farsi il medico di base (General Practitioner). Ovviamente poi bisogna necessariamente aggiornare il curriculum con tutti i nuovi dati. Alcuni siti utili per trovare info su cosa fare prima e quando si è qui sono:

Non tutti ovviamente hanno la fortuna di avere qualche conoscente che vive a Londra. Quali alternative per trovare casa?
Ci sono alcuni siti dove è possibile cercare, ad esempio spareroom.co.uk o easyroom.co.uk. Ovviamente cercare nei vari gruppi sui più comuni social, come facebook e twitter è un altra soluzione. Avere, se già sul posto, il telefono con SIM inglese chiaramente ti permette di risparmiare molto.  Poi basta avere abbastanza tempo per girare a vedere le stanze ma soprattutto chiamare subito e chiedere di vedere la casa, perché le stanze vanno via come il pane. Attenzione poi alle "sole" e alle agenzie. Se si vuole risparmiare chiaramente meglio evitare queste ultime in quanto prendono una percentuale ed il prezzo sale. Inoltre le case con agenzia hanno quasi tutte il servizio di pulizie che spesso non fa il proprio dovere ma voi lo pagate lo stesso. Insomma, anche qui fanno i furbi. Poi stare attenti alla dicitura p/w e p/m, che significa rispettivamente, "alla settimana" (per week) e "al mese" (per month).

Il problema più grande insieme all'alloggio è sicuramente trovare un lavoro per mantenersi. Come si può trovarlo?
Per trovare lavoro, come già detto, bisogna aggiornare il curriculum al formato inglese. Quello che, magari non ti spiegano, è che qui in Inghilterra esiste la figura del "Recruiter" (magari anche in Italia ma non ne ho mai visti). In pratica un tizio/a che di lavoro cerca figure professionali da piazzare ai clienti, ovvero le compagnie. Funziona che, a loro non importa nulla se tu sai realmente fare il tuo lavoro oppure no. A loro interessa semplicemente avere una decina di persone che possano fare il colloquio con l'azienda e poi a quest'ultima spetta l'ultima decisione. Il problema di questo meccanismo è che magari ti chiamano solo per fare numero. Sono spietati! Non sono preparati sulla materia ma sanno benissimo capire chi può fare al caso loro leggendo il curriculum o parlandoti al telefono. Guadagnano una percentuale altissima (circa il 15%) del tuo stipendio annuale. Quindi chiaramente mandano email a raffica o chiamano a qualsiasi ora pur di accaparrarsi qualcuno. Quindi aspettatevi di ricevere un sacco di chiamate molte delle quali saranno "fuffa". Bisogna poi prepararsi per i colloqui, cercando di studiare l'azienda e preparandosi le risposte alle domande più frequenti. Il consiglio è guardare video su youtube e ripetere a casa.
Per quanto riguarda gli stipendi se parti da zero e vuoi lavorare in un qualsiasi shop sulla ristorazione parti con lo stipendio base 6,5 sterline all'ora. Se hai già esperienza magari riesci a tirare su un pò ma se non hai mai lavorato in Uk in genere ti fanno partire con lo stipendio base. Se sei in gamba si fa anche presto ad aumentare di livello. Qui il concetto del posto fisso che abbiamo noi non esiste. Puoi aumentare come diminuire. Se invece vuoi fare il lavoro per il quale hai studiato dipende dall'esperienza. La suddivisione è semplice: junior 0-2 anni, intermediate 2/7 anni, senior più di 8 anni. Nella mia specializzazione (sviluppatore software) gli stipendi sono: junior 18000£ - 25000£, intermediate 25000£ - 35000£, senior 35000£ - infinito.

Per quanto riguarda la città, cosa bisogna aspettarsi nel primo periodo?
Qui dipende molto dalla persona. Io personalmente penso di avere un grande spirito di adattamento perché già all età di 14 anni ho vissuto fuori casa, avendo frequentato le superiori ed università a Padova. Stare da solo non mi dispiace e la voglia di arrangiarmi ce l'ho sempre avuta. Quindi, non dico sia stata una passeggiata, ma il primo periodo l'ho vissuto abbastanza bene. Poi essendo venuto qui per scelta avevo già chiaro quali erano i miei obbiettivi. Se si vuole evitare di rimanere delusi è bene venire qui ed averli ben precisi. Gli inglesi generalmente sono "freddini" ma una birretta in più al pub aiuta anche il più gelido dei caratteri e di birrette qui ne vanno via alla grande. Poi qui si trova veramente di tutto tranne che inglesi "col pedigree" quindi si è tutti sulla stessa barca ed è facile socializzare. Per i più timidi ci sono un sacco di eventi pensati apposta per conoscere gente, scambiare idee, fare amicizie, imparare la lingua inglese (o altre lingue), ecc.

Qualche consiglio vista la tua esperienza?
Se si vuole fare un piacere a sti inglesi è bene venire qui sapendo la lingua. Troppi italiani, ungheresi, bulgari che arrivano senza sapere nemmeno l'inglese scolastico. In ogni caso qui a Londra sono più o meno abituati agli stranieri quindi diciamo che con la lingua dipende chi vi trovate davanti. Se si vuole imparare qualcosa però evitare i connazionali.
Qui la vita è abbastanza frenetica ed i ritmi sostenuti. Chiaramente essendo una metropoli c'è sempre qualcosa da fare ed un mucchio di gente da conoscere. Durante il giorno ci sono musei, mercati, parchi, zone caratteristiche da visitare mentre alla sera pub, club, cinema, teatri e concerti. Se si conoscono i posti giusti è impossibile annoiarsi. Un sito fra tanti per avere tutte queste informazioni è timeout.com/london.
La gente che si trova varia molto ma in genere c'è sempre la possibilità di scambiare due chiacchere senza problemi con chiunque soprattutto dopo una serata di bagordi nei bus si trova la gente più strana con cui parlare. La mentalità penso sia molto diversa dalla nostra, molto più aperta e abituata alle diversità.

lunedì 9 febbraio 2015

Daniela - Erasmus a Madrid.

Da paesino di provincia ad una delle capitali più belle d'Europa, Madrid...come mai questa scelta?
Principalmente quello che mi ha spinto ad andare in Erasmus è stata la voglia di cambiamento, di evitare la monotonia, di provare a mettermi alla prova ed iniziare finalmente ad arrangiarmi.
 
Decisa la strada da percorrere non restava che scegliere la meta...
Quando ho deciso di fare l’Erasmus pensavo di andare in Inghilterra per imparare l’inglese ma, purtroppo, di disponibile c’era solo Glasgow, che non è nemmeno Inghilterra e quindi chissà con quale accento sarei tornata. Ho scelto quindi la Spagna per la cultura, per stare vicino a mia sorella e per la lingua che mi piace molto. Al momento del bando avevo come alternative Madrid e Siviglia. Anche se quest'ultima, secondo me, è la città più bella della Spagna, Madrid era al primo posto per vivere in una città grande, per provare a capire cosa volesse dire stare in una capitale dove ogni giorno vedi persone nuove e potresti andare in continuazione in un luogo diverso per tutto l'anno.
 
Quindi pronti e via con le prenotazioni. Aereo, appartamento e costi in generale a Madrid come sono?
L’aereo solo andata l’ho prenotato un mese prima ed è costato 45,00 euro con Raynair da Bergamo. All’arrivo in aereoporto si può raggiungere il centro con la metro (che è il mezzo più comodo secondo me), bus o taxi che costa circa 30,00 euro. Personalmente, per andare in università, sono obbligata a farmi l’abbonamento del metro che costa 54,00 euro mensili però posso muovermi quanto mi pare e piace sia con il bus e la metro in tutta la "zona a", cioè tutto il centro che è bello grande. I minori di 23 anni pagano questo abbonamento 34,00 euro. Io  vivo in una laterale vicino a Plaza de España. Mi piace un sacco perché mi sposto a piedi e ho tutto vicino: pigliare (tradotto è prendere) la macchina come a Vicenza è da pazzi sia per il traffico sia perché i parcheggi costano. Di affitto pago 400,00 euro al mese più le bollette che si aggirano sui 35,00 euro...abbastanza alto come costo ma più che altro perché siamo nella capitale. Conosco amici a Siviglia o Granada che pagano al massimo 200,00 euro al mese. Vivo con una spagnola, una messicana, una francese e una inglese e mi trovo molto bene con loro. Si riuscirebbe a trovare qualcosa a meno ma fuori dal centro ma poi per uscire a fare serata sarebbe scomodo per i mezzi di trasporto (la metro chiude alle due di notte e apre alle sei di mattina e i bus notturni invece partono solo dalle piazze principali).

Ti eri fatta un'idea di tutto questo prima di partire?
Sono partita per l’Erasmus pensando di usare la mia borsa di 370,00 euro mensili solo per la casa ma è impossibile se vuoi vivere in centro e nella decenza. I primi quattro giorni sono stati i più brutti perché tutte le case facevano schifo e pensavo di non riuscire a trovarne una. Per esempio, ho visto una stanza in cui c’era solo il materasso e neanche un mobile e la affittavano a 280,00 euro: se potessero affitterebbero anche il bagno qui!!! Essendo capitale, la vita è più cara rispetto al resto della Spagna ma di sicuro è meno cara dell’Italia.
Per fare qualche esempio: il cinema costa molto, sui 10,00 euro ma ci sono serate in cui costa 4,00 euro, mangiare fuori le tapas con 15,00 euro te la cavi se conosci i posti giusti. Si può mangiare anche a 5,00 euro ma ovviamente la qualità è più bassa. I trasporti, come detto in precedenza, costano relativamente, basta pensare al mio abbonamento per metro e bus di 54,00 euro: al primo impatto ho pensato fosse tanto ma in realtà muoversi illimitatamente e ovunque con un servizio che è puntuale e ottimo (no come a Roma, se vogliamo comparare le due capitali) merita questi soldi. Per quanto riguarda la festa ci sono un sacco di locali che ti fanno entrare gratis prima di una certa ora o paghi 10,00 euro con un drink o alle volte anche 6,00 euro. Per fare la spesa i prezzi più o meno sono uguali ma ci sono molti mercati in cui fare la spesa di frutta, verdura e carne: sono uno spasso perché ti tirano dietro le melanzane quasi!

Bilancio di questi primi mesi che sei via?
Dovrebbe essere obbligatorio l'Erasmus, sveglierebbe molti studenti. A parte gli scherzi, soprattutto per qualcuno che ha sempre vissuto con i genitori (io) è l'esperienza più adatta perché, oltre ad iniziare ad arrangiarti in tutto, ti trovi a doverti adattare a molte cose diverse dalla tua cultura. Anche il solo vivere con gente straniera ti aiuta ad adattarti e a passare sopra su molte cose (non ho più l'incazzatura facile)! E poi acquisti sicurezza. I rapporti personali in Italia, pochissimi ma buoni, sono molto più saldi. Inizi a capire chi veramente ha voglia di sapere come stai o che vuole aggiornamenti perché ci tiene, a differenza di quelli che si fanno sentire ogni tanto con la speranza di un alloggio per il week end. Il conoscere nuove culture ti permette anche di criticare il tuo paese o quelli altrui. Noi invece, siamo abituati a criticare senza conoscere il resto. Critichiamo a priori. E soprattutto ho capito che il cibo italiano è il migliore al mondo...quanto vorrei davanti a me un piatto di bigoli con l'arna!!!

giovedì 5 febbraio 2015

Alexandra: 22 giorni nella splendida Thailandia.

Allora Alexandra...come mai proprio la Thailandia?
Ho scelto la Thailandia perché ho sempre fatto viaggi in molti altri posti del mondo e l'Asia non l'avevo ancora vista, in più, mi sono incuriosita tantissimo grazie al film "The Beach" con Leonardo Di Caprio e soprattutto guardando Eat Street su Sky.

Il film insomma è entrato nell'immaginario collettivo di tutti quelli che l'hanno visto. Il passo successivo è stato organizzare il tutto...di che cifre parliamo?
Il costo del volo, prenotando circa due settimane prima, è stato sui 750,00 euro con partenza da Venezia e con scalo a Mosca. Per quanto riguarda gli hotel prenotati tramite Booking (devo dire tutti molto carini), abbiamo soggiornato: al Rikka Inn in Khao San Road a Bangkok (quattro notti a 120,00 euro), Behind the Scene Boutique a Chaweng Koh Samui (220,00 euro per una settimana), Jr Kata Siam Resort a Kata Beach (una settimana 180,00 euro) e nelle Phi Phi Island al Viking Nature Resort (140,00 euro per tre notti). Nessun pasto compreso negli hotel.

Generalmente, anche in base alla tua esperienza fatta, quanto costa la vita nei luoghi che hai visitato? Cibo, alcool, mezzi di trasporto.
Il costo della vita è molto basso in confronto all'Italia ma anche rispetto ad altri posti del mondo che ho visitato. Le catene come Starbucks, Mc Donald e Burger King hanno gli stessi prezzi come da noi ma per chi vuole mangiare tipico thailandese adattandosi un po', può tranquillamente cavarsela con 1,50/2 euro a pasto (street food). Per quanto riguarda l'alcool all'incirca sui 2/3 euro poi ovviamente salgono in base ai cocktail. Per muoverci abbiamo usato quasi esclusivamente il tuk tuk (tipico taxi locale) con un costo medio di 200/300 bath, circa 8,00 euro, anche per tragitti abbastanza lunghi.

Hai avuto inoltre la possibilità di farti un'idea sulle difficoltà di aprire un'attività li...raccontaci.
Ho un amico che ha un hotel e, sebbene non ne abbiamo parlato molto, mi raccontava che c'è l'obbligo di assumere almeno cinque lavoratori thailandesi ma la grande difficoltà è trovare qualcuno che abbia realmente voglia di lavorare. Il guadagno inoltre, rispetto all'impegno impiegato, non è molto considerando i costi di gestione che ci sono.

Quindi il sogno nel cassetto di aprire "facilmente" qualcosa in Thailandia non corrisponde proprio alla realtà. Rispetto a quello che hai potuto visitare e vivere consiglieresti questa meta?
Sicuramente perché i posti sono stupendi e volendo spendi pochissimo. La consiglio soprattutto a chi vuole fare una vacanza zaino in spalla o comunque non sta li a guardare il lusso o il confort ma vuole vivere la vera vita thai mangiando street food e stando a stretto contatto con i thailandesi e le loro abitudini.

lunedì 2 febbraio 2015

Laura - Stage a Parigi.

Laura, 24 anni di Thiene, Vicenza.
Tralasciando la nostra "avventura" insieme a Colonia, proviamo a fare per un momento i seri...com'è caduta la scelta proprio su Parigi?
lo stage, della durata in tutto di quattro mesi, l'ho trovato attraverso l'Università Cà Foscari di Venezia, che proponeva una lista di enti con diverse destinazioni, tra cui appunto Parigi. La scelta è caduta sulla Francia principalmente per il posto molto interessante offerto, ovvero un tirocinio in una galleria d'arte contemporanea come assistente della gallerista ed, inoltre perché, essendoci già stata due volte, ero consapevole di quello che poteva offrire il paese in ambito artistico-culturale.

Per quanto riguarda l'alloggio,  come l'hai trovato?
L'appartamento l'ho trovato puramente per fortuna (anche se in prima battuta la parola usata letteralmente è stata "culo"). Avevo conosciuto un ragazzo in Facebook i cui genitori erano amici di famiglia del proprietario che metteva per l'appunto a disposizione per alcuni mesi l'appartamento della figlia. Io pagavo di affitto 340,00 euro al mese, in una doppia.

Prezzo che, detto così, sembra abbordabile...
Bè onestamente è un prezzo anomalo per Parigi. Di solito gli affitti sono molto più alti e gli appartamenti molto più piccoli.

Considerando Parigi una capitale prettamente turistica,  sei riuscita a farti un'idea dei francesi?
Bah...conoscevo già un paio di parigini ma in generale sono abbastanza chiusi e non hanno una gran passione per gli italiani, ma come dappertutto è sempre molto relativo.

Come ti muovevi?
Durante il giorno usavo soprattutto la metro, abbonamento mensile sui 70,00 euro. Il taxi invece alla sera quando non c'erano più la metro anche se ovviamente non era altrettanto economico visto che il costo andava dai 15,00 ai 40,00 euro anche solo per venti minuti di viaggio. Il bus invece l'ho usato molto raramente. 

Dici Parigi e subito si pensa agli enormi costi per mantenersi e ai piatti striminziti a prezzi esorbitanti...è realmente così?
Si decisamente. Festa e mangiare costano una follia. C'è una grandissima varietà di locali e discoteche dove andare ma il bere costa veramente tanto. Basta pensare che un cocktail, che oltretutto non sono capaci a farlo costa 12,00 euro e per mangiare bisogna sapere dove andare per non farsi spennare ed avere qualcosa di decente.

Quattro mesi non sono pochi...sono serviti maggiormente per esperienza personale o per far curriculum?
Bè, non credo di esser cambiata molto a livello personale, anche perché venivo da un anno in Irlanda e quindi mi ero già fatta le ossa diciamo. Direi che è servito prettamente per avere una maggiore esperienza professionale.