Vista ingresso campo dall'interno della struttura.
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Incamminandosi verso l'ingresso vero e proprio del campo ammetto che l'ansia e la sensazione di vedere, per la prima volta, qualcosa che ha portato così tanto dolore e sofferenza è particolarmente emozionante.
Forno crematorio originale.
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Decine di migliaia di persone morirono di fame, malattie, lavoro forzato, maltrattamenti, oppure diventarono vittime di esecuzioni sistematiche delle SS o di esperimenti medici. Particolarmente toccante è la storia di un ragazzino di 8 anni a cui fu iniettato il batterio della febbre gialla solo ed esclusivamente per vedere gli effetti sul fisico del piccolo. Non mancavano ovviamente le impiccagioni pubbliche in mezzo al campo prevalentemente per punire qualsiasi tentativo di fuga che era praticamente impossibile. Solo un caso nell'estate del 44 andò a buon fine e vide coinvolto un prigioniero aiutato con degli abiti da donna da un ufficiale tedesco.
Nell'autunno del 1941 il crematorio (foto in alto a destra) di Sachsenhausen venne usato per almeno 12.000 prigionieri di guerra sovietici. La popolazione nello stesso anno insorse per l'odore in città divenuto ormai insopportabile. Gli stessi bambini, si narra, chiedevano ai militari tedeschi: "Bruciate anche oggi i russi?".
Sulle porte d’ingresso del campo di concentramento non manca lo slogan infame Arbeit Macht Frei (“il lavoro rende liberi”). Sachsenhausen era destinato ad essere un esempio per gli altri di campi di concentramento, sia per la sua struttura sia per il trattamento dei prigionieri. Il perimetro del campo è quasi un triangolo equilatero; questa forma doveva consentire una visuale migliore dalle torri di controllo. La struttura iniziale fu però abbandonata, quando i prigionieri crebbero e il campo fu ampliato e il muro perimetrale perse la sua struttura per includere questa nuova area.
Ingresso campo "Il lavoro rende liberi".
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Obelisco interno al campo.
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Con l’avanzata dell’Armata Rossa nella primavera del 1945, il campo di concentramento di Sachsenhausen si preparò all’evacuazione. Fra il 20 e il 21 aprile il personale delle SS obbligò ad una marcia forzata verso est circa 33.000 detenuti. La maggior parte dei prigionieri erano fisicamente esausti e migliaia non sopravvissero a questa marcia della morte. Il 22 aprile 1945 i 3000 detenuti del campo, che furono fatti rimanere, vennero liberati dall’esercito polacco.
L'obelisco fotografato qui a destra rappresenta la liberazione del campo con un soldato russo che abbraccia due prigionieri. Lo scultore dovette rifare e modellare parecchie volti i volti dei soggetti per cercare di rendere nel migliore dei modi possibili la sofferenza e lo sconforto che regnava all'epoca. I 18 triangoli rossi rappresentano poi tutte le nazioni che parteciparono alla sconfitta e cacciata dei nazisti e vuole anche essere un monumento di pace e fratellanza.
Per girare e visitare il tutto con calma senza alcuna fretta ed ascoltando tutto ciò che la guida propone prendetevi mezza giornata abbondante (considerando anche i tempi per raggiungerlo). All'interno è possibile andare liberamente dove si vuole ed osservare anche reperti storici raccolti all'interno del campo e interviste (solo in inglese e tedesco) di ex prigionieri.
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