Meta ambiziosa ma studiata nei minimi dettagli per mesi. Arriva il 13 agosto e finalmente si parte. Volo con la Turkish Airlines da Venezia a Johannesburg solo andata euro 435,00 (con scalo di sette ore ad Instabul). Aereo molto confortevole personale leggermente meno.
Alloggio presso Curiocity Backpackers Hostels in piena città. Camerata mista con 2 letti a castello (4 posti) divisa con due fratelli tedeschi. Prenotazione tramite Booking euro 35,00 per due notti e pagamento all'arrivo con carta di credito. Ostello a dir poco favoloso. Personale super gentile, zona relax comune dotata di bar, biliardo, tv, pc e salottino. Bagni, docce, lavanderia in comune ma tutto molto pulito e curato. Arrivo con il driver richiesto in anticipo dall'aeroporto circa (20 minuti) euro 20,00 anche se ovviamente prezzo trattabile con pazienza e voglia.
Sensazione all'arrivo a dir poco stupefacente. Quando si chiude la sportello dietro di te dell'auto e l'autista ti da in mano il trolley dicendoti "Good luck" ti guardi intorno come per dire "E adesso?" e davanti ti trovi questa porta che sembra quasi oscura nell'aprire un mondo nuovo e ovviamente mai conosciuto. Avanti entriamo. Pratiche di chech in molto veloci e pomeriggio easy, si fa per dire.
Qualche minuto di ambientamento e una birra aiuta subito a sciogliere la tensione del viaggio. La paura e i mille pensieri del viaggiare da solo vengono subito spazzati via dal guardarti intorno e vedere che tutti hanno la tua stessa età e tutti sono esattamente come te...soli e spaesati. Basta un'occhiata "Hi bro how are you? Where are you come from? Germany, France, Spain, ecc..." e dopo cinque minuti ti ritrovi uno in fronte all'altro con sigaretta e birra a raccontarti per quale motivo ti trovi in Sudafrica e il tuo programma di viaggio scambiandoti consigli ed opinioni. Ovviamente con un inglese spicciolo fai da te che alla fine poco importa.
Dopo una nottata alquanto turbolenta con due sudafricani del posto, il tutto partito semplicemente chiedendo dove sia possibile acquistare le sigarette (strade degli ostelli perennemente pattugliate dalla polizia) mattina successiva sveglia presto e pronti alla visita di Soweto. Sobborgo di Johannesburg e abbreviativo di Southern West Townships. E' una delle principali zone che più incarna la lotta dei neri contro l'Apartheid. Negli anni 80 la popolazione di Soweto mise in atto numerose proteste contro il regime iniziando a cercare di rendere ingovernabile il paese. La polizia reagì duramente vietando qualsiasi tipo di raduno che invece venivano segretamente tenuti nelle chiese. Il regime cadde nel 1995 grazie anche alla lotta continua e pagata con 27 anni di prigione di Nelson Mandela presidente dello stato dal 1994 al 1999 e premio Nobel per la pace nel 1993.
Tramite l'ostello (costo 45,00 euro) si parte quindi alla visita di una delle principali zone più povere della città ad una mezzora di bus con un gruppo di quattro olandesi, due tedeschi e due americani. Si inizia con la visita ad una baraccopoli gestita, per quel che è possibile, da alcuni volontari del posto di cui, uno di questi, ci porta nelle vie anguste ed estremamente sporche e polverose dove la gente vive la giornata ma senza mai togliere (incredibilmente) il sorriso al turista che passa indifferente di fronte a queste catapecchie. La sensazione è alquanto pazzesca per come la gente possa vivere con il nulla più totale. Vivono in baracche di lamiera e più fatiscenti costruzioni in muratura, alquanto precaria, senza acqua potabile che arriva tre volte alla settimana e con strade non asfaltate che nella stagione delle piogge diventano vie infernali di fango dove è difficile muoversi anche a piedi.
Ingresso poi in una delle scuole gestite sia da volontari locali sia da volontari "fai da te" europei che possono dare il loro contributo per tre settimane non retribuite. I bambini, come nei film, ci corrono incontro con sorrisoni strappa lacrime e urlando come se fossimo chissà quali salvatori delle loro vite. Iniziano abbracci a non finire. Li lasciamo dopo un'oretta un po' più consapevoli delle fortune che abbiamo per dirigerci nella piazza emblema della lotta del popolo nero dove è stato eretto un museo in onore di Hector Pieterson una delle vittime degli scontri del 1976 e diventata un'icona della lotta contro l'Apartheid. La giornata nazionale della gioventù in Sudafrica è stata fissata il 16 giugno giorno della morte di questo eroe nazionale.
Ci spostiamo poi nelle vie principali di Johannesburg e veniamo invitati a mangiare all'interno di una specie di bar formato da baracche, ovviamente di lamiera, una accanto all'altra dove le persone giocano a carte e biliardo incuranti della nostra presenza. Proviamo la tipica birra del posto contenuta in un cartone tipo latte da noi, in quanto, negli anni della repressione era vietato l'uso dell'alcool e la gente per non essere scoperta riempiva questi contenitori con la birra. Dopo un breve spettacolo a dir poco stupefacente per i movimenti stile break dance di alcuni ragazzi ecco la casa nativa della leggenda Mandela. Molto umile e piccola per quel che ci si aspetta da un icona della pace nel mondo.
La giornata si conclude con la visita all'Apartheid Musuem aperto nel novembre del 2001. Una serie di illustrazioni, video e oggetti di tutti quei ragazzi morti per la lotta a favore dei principi della libertà ed uguaglianza. E' uno dei musei più famosi di tutta l'Africa che permette di immergersi totalmente nel recente passato del Sudafrica. A ricordo della discriminazione di quei anni vengono venduti biglietti di colori diversi a seconda della razza e vi sono due entrate una per i "bianchi" e una per i "non bianchi". I corridoi del museo raccontano in modo alquanto toccante e cronologico la storia dell'Apartheid dove gli uomini e le donne venivano uccisi e torturati solo per il colore della loro pelle.
Tardo pomeriggio rientro in ostello e dopo una rapida doccia immediatamente ci si fionda in zona relax dove la compagnia e le birre non tardano ad arrivare.
302 Fox St, Johannesburg, 2094
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Sensazione all'arrivo a dir poco stupefacente. Quando si chiude la sportello dietro di te dell'auto e l'autista ti da in mano il trolley dicendoti "Good luck" ti guardi intorno come per dire "E adesso?" e davanti ti trovi questa porta che sembra quasi oscura nell'aprire un mondo nuovo e ovviamente mai conosciuto. Avanti entriamo. Pratiche di chech in molto veloci e pomeriggio easy, si fa per dire.
Qualche minuto di ambientamento e una birra aiuta subito a sciogliere la tensione del viaggio. La paura e i mille pensieri del viaggiare da solo vengono subito spazzati via dal guardarti intorno e vedere che tutti hanno la tua stessa età e tutti sono esattamente come te...soli e spaesati. Basta un'occhiata "Hi bro how are you? Where are you come from? Germany, France, Spain, ecc..." e dopo cinque minuti ti ritrovi uno in fronte all'altro con sigaretta e birra a raccontarti per quale motivo ti trovi in Sudafrica e il tuo programma di viaggio scambiandoti consigli ed opinioni. Ovviamente con un inglese spicciolo fai da te che alla fine poco importa.
Orlando Towers in origine una centrale elettrica.
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Baraccopoli in Soweto, Johannesburg.
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Ingresso poi in una delle scuole gestite sia da volontari locali sia da volontari "fai da te" europei che possono dare il loro contributo per tre settimane non retribuite. I bambini, come nei film, ci corrono incontro con sorrisoni strappa lacrime e urlando come se fossimo chissà quali salvatori delle loro vite. Iniziano abbracci a non finire. Li lasciamo dopo un'oretta un po' più consapevoli delle fortune che abbiamo per dirigerci nella piazza emblema della lotta del popolo nero dove è stato eretto un museo in onore di Hector Pieterson una delle vittime degli scontri del 1976 e diventata un'icona della lotta contro l'Apartheid. La giornata nazionale della gioventù in Sudafrica è stata fissata il 16 giugno giorno della morte di questo eroe nazionale.
Ci spostiamo poi nelle vie principali di Johannesburg e veniamo invitati a mangiare all'interno di una specie di bar formato da baracche, ovviamente di lamiera, una accanto all'altra dove le persone giocano a carte e biliardo incuranti della nostra presenza. Proviamo la tipica birra del posto contenuta in un cartone tipo latte da noi, in quanto, negli anni della repressione era vietato l'uso dell'alcool e la gente per non essere scoperta riempiva questi contenitori con la birra. Dopo un breve spettacolo a dir poco stupefacente per i movimenti stile break dance di alcuni ragazzi ecco la casa nativa della leggenda Mandela. Molto umile e piccola per quel che ci si aspetta da un icona della pace nel mondo.
Facciata esterna del museo in Johannesburg.
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Tardo pomeriggio rientro in ostello e dopo una rapida doccia immediatamente ci si fionda in zona relax dove la compagnia e le birre non tardano ad arrivare.
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