martedì 22 settembre 2015

Bali - Kuta Beach

Spiaggia di Kuta Beach, Bali.
Dopo alcuni giorni di relax a Seminyak decidiamo di provare a cambiare spiaggia: direzione Kuta Beach, conosciuta come la spiaggia dei surfisti. Nonostante i pochi chilometri di distanza (all'incirca 8) dal nostro hotel arrivarci non è per nulla facile. Lungo la strada le insegne non esistono se non per i centri principali e nessuna indica come arrivare alle spiagge. Chiedendo un po' in giro (tutti molto gentili nel tentare di aiutarci) comunque riusciamo ad indirizzarci verso la giusta direzione. Il traffico qui è ancora peggio rispetto a quello a cui siamo abituati. Un'unica strada a senso unico e a due corsie che gira attorno al quartiere dove ogni secondo ci si ferma in colonna. La guida balinese che ci porterà in giro ci spiegherà la poca tranquillità del posto considerando che uno dei principali passatempi è il togliere le chiavi dello scooter ai turisti e scappare via lasciandoli a piedi. Simpatici questi balinesi. Dopo mezz'oretta di agonia arriviamo finalmente alla spiaggia. L'impatto è drammatico. Dal punto di vista della bellezza siamo ad un'altra categoria. Sabbia molto più chiara e fina, alberi che attorniano il tutto e molte più persone che frequentano il luogo. C'è chi beve una Bintang (tipica birra balinese il cui nome significa "Stella") all'ombra degli alberi, chi semplicemente chiacchera e si rilassa. D'altro canto molti più turisti comporta di conseguenza molti più venditori ambulanti. In un minuto ci fermeranno in cinque: cibo, vestiti, maestri di surf, oggetti in legno, svariati gadget. Qui qualsiasi cosa puoi trovarla.
Tentiamo di distenderci per prendere fiato ma subito veniamo braccati da un noleggiatore di surf. Impossibile sganciarlo tanto che: "Dei vanti provemo far surf!". Dopo una rapidissima contrattazione arriviamo ad affittarne due per due ore a 180.000 rupie (circa 6,00 euro). Non ci viene richiesto nessun documento ma in compenso, con un po' forse di troppa fiducia, li lasciamo gli zaini dopo averlo minacciato svariate volte che non sparissero. La lezione privata sarebbe costata 200.000 rupie per mezzora. Decliniamo l'offerta convinti di essere in grado di far qualcosa. Ora...vedendo l'intera saga di Bay Watch e svariati film con surfisti o similari, la prima idea è: ok non sarà facile ma nemmeno cosi difficile. Infatti sarà impossibile! Anche il solo rimanere sopra la tavola con le onde che ti travolgono è un'impresa alquanto ardua. Nuota verso il largo, aspetta un'onda decente ma nel frattempo cerca di rimanere a galla, appena prendi l'onda comincia a remare con le braccia verso la spiaggia, alzati veloce e ciao sei sott'acqua con il surf legato alla caviglia e prega Dio non ti finisca in testa. Prendiamo un attimo di fiato e la naturalezza con cui gli australiani riescono a fare il tutto è disarmante. Riproviamo e più convinti che mai vuoi vedere che noi non ce la facciamo? No non c'è verso!
Dopo l'ennesimo tentativo e quaranta minuti di sali e scendi dal surf (ammetto con svariate imprecazioni) decidiamo di rinunciare momentaneamente convinti di riprovarci più tardi ma ancora inconsapevoli dello sforzo fisico fatto. Appena arriviamo a riva, nel tentativo di ritrovare gli asciugamani con appresso questa tavola che peserà una quindicina di chili il fisico ci abbandona: giramenti di testa e una debolezza mai provata. Un'ananas intera acquistata al volo per nemmeno 2,00 euro ci verrà in soccorso. Proviamo un attimo a rilassarci ma la cosa è impossibile. Troppa confusione, gente che continua a girarci intorno e a provare a venderci qualcosa. Senza alcun dubbio decidiamo di salutare Kuta Beach, ringraziamo per l'esperienza provata tra il comico e il drammatico, foto di rito con il surf e ritorniamo nella nostra adorata Seminyak.

martedì 15 settembre 2015

Bali - Seminyak.

Scritta appena usciti dall'aeroporto internazionale di Bali.
E finalmente si arriva alla meta sognata da molti mesi: Bali. Dopo un volo di un'ora e mezza con l'Airasia al costo di euro 105,00 a testa andata e ritorno sbarchiamo. Come per la Thailandia nulla da eccepire per personale e tranquillità del volo. Solita trafila nei banchetti della Blu Bird sulla destra appena usciti dall'aeroporto evitando tassisti o porta valigie improvvisati e subito via in hotel. Anche in questo caso il costo del taxi è irrisorio considerando quasi l'ora di viaggio per 120.000 rupie (euro 8,00) compreso il pagamento di un tratto di autostrada. Arrivando da Jakarta avevamo già della valuta locale a disposizione altrimenti nessun problema vi sono dei change all'interno dello scalo anche se meno convenienti di un prelievo bancomat. Questa volta il prezzo viene deciso in partenza senza tassametro. Al contrario di Jakarta dove per trovare l'hotel era stata un'impresa, qui arriviamo senza grossi problemi. Un unico pensiero ci assale guardando fuori dal finestrino: ma la gente a piedi dov'è?? Solo un indescrivibile traffico con estenuante suono del clacson pure qui.
Jl. Petitenget, Gg. Cendrawasih No.9, Seminyak.
Comunque, prenotazione al Taman Rosani Hotel per 8 notti e colazione inclusa al costo di 2 milioni 880 mila rupie (circa 190,00 euro). Personale molto cordiale, stanze pulitissime, bagno privato fantastico con una doccia che era un gusto farla, stanza che da direttamente alla piscina ma purtroppo il tutto un po' buttato la senza alcuna illuminazione esterna durante la notte, un condominio in ristrutturazione alquanto fatiscente affianco, l'assenza totale di sole durante il pomeriggio per la disposizione della struttura e nessuna possibilità di acquistare bevande o altro dopo le 23 per la chiusura della cucina. Il classico hotel che avrebbe del potenziale per dare molto ma molto di più. La prima mattina, su consiglio di un ristoratore italiano conosciuto la sera prima, d'obbligo affittare gli scooter visto che, al contrario di quanto pensavamo, il posto si rivela molto più grande del previsto. Considerando la guida a destra, il traffico infernale e la legge del "più forte passa" che vige nelle strade e soprattutto negli incroci dove i semafori sembrano messi li più per bellezza che per altro, decidiamo di affittarne due separati al costo di 70,000 rupie giornaliere (quasi 5,00 euro). La benzina si può fare sia nei distributori al costo di 8,000 rupie (0,50 cent al litro) o lungo la strada in qualsiasi baldacchino che espone bottiglie di Absolute Vodka (scarti degli hotel riutilizzati da questi venditori ambulanti) evitando la fila al costo di 10,000 rupie per 0,75 litri (0,60 cent al litro). Si parte, con un po' di timore verso la prima giornata in spiaggia. L'impatto non è dei migliori. Una spiaggia con sabbia molto scura, un'anziana che subito inizia ad urlarci dietro (capiremo più tardi che affitta lettini ed ombrelloni), alcuni cani che scorrazzano attorno a noi, mare mosso...oddio panico! Proviamo a metterci a nostro agio e con il passare del tempo le cose migliorano. Proprio dietro di noi un piccolo bar in spiaggia ci mette il sorriso. Partiamo timidi con una bottiglietta d'acqua per concludere in grande spolvero: coconut con vodka (con annesso commento del barista "Italian crazy!"). Viene tagliato un cocco verde ancora non maturo che viene utilizzato come recipiente, l'acqua al suo interno viene tenuta per metà e mescolata con vodka e ghiaccio. Tutto al costo di 100,000 rupie (6,50 euro mentre senza vodka 2 euro scarsi). Tutti i bar lungo la spiaggia nella zona che frequentiamo sembrano solo per offrire bevande ma invece tutti quanti sono dotati di cucina (non si sa dove) ed preparano alcuni piatti tipici del luogo. Alla sera decidiamo di tornare li per cena. Pollo grigliato con salsa barbecue, patate e verdure, riso, birra e acqua tutto al costo di 6/7 euro a testa. La sera procede in alcuni locali della zona ma la gente non è molta ed il sonno invece si.
I giorni successivi praticamente si svolgono allo stesso modo con pranzo in spiaggia e molto molto relax. Le onde fantastiche permettono poi di divertirsi stando comunque attenti alle correnti improvvise che nel giro di pochi secondi possono trasformarsi in pericolo anche a pochi metri dalla riva. Gli aperitivi poi saranno qualcosa di fantastico: 707 Beachberm Batubelig, amore a prima vista. Bar rialzato dalla spiaggia con vista mare, cuscinoni ovunque, musica con dj e cocktail. D'altronde come innamorarsi di un posto con certi tramonti. Seminyak con il passare dei giorni inizia a diventare sempre più alla nostra portata. Dal deserto che inizialmente sembrava girando in scooter sempre posti nuovi saltano fuori e soprattutto molto più popolati. Le cene lungo la spiaggia comunque resteranno tra i ricordi da portare per molti anni.

giovedì 3 settembre 2015

Arrivo a Jakarta.

Si parte. Prenotiamo il parcheggio presso il Pesco Parking appena fuori dall'aeroporto Marco Polo di Venezia al costo di euro 58,00 per dodici giorni scoperto. In pochi minuti sbrighiamo le pratiche (pagamento posticipato) e arriviamo alle partenze. Viaggio con Alitalia fino ad Abu Dhabi (chiamata ironicamente dall'hostess "il sabbione") e successivamente Etihad Airlines fino a Jakarta. Entrambi molto confortevoli e a differenza di altre volte il cibo servito era pure commestibile. Arriviamo il giorno dopo (fuso orario +5 ore rispetto all'Italia) e subito cambiamo 30,00 euro in rupie indonesiane, il minimo indispensabile vista la non convenienza per la commissione applicata e appena usciti dall'aeroporto, districandosi tra tassisti abusivi e chi si offre di portarci la valigia, dritti a noi troviamo il tavolo di prenotazione della Blue Bird, la principale compagnia di taxi indonesiana. In questo caso, prenotando la corsa, come in Thailandia, hanno l'obbligo di accendere il tassametro quindi si evitano brutte sorprese. L'impatto con l'esterno è comunque agghiacciante. Un traffico, seppur sera tarda, allucinante con strade a 4/5 corsie con auto, taxi, scooter e camion che sorpassano ed usano il clacson a ripetizione (sarà una costante di tutta la vacanza).

Madu Inn,  Jl. Madu No. 36, Taman Sari, 11180 Giacarta
Arriviamo, con non poca difficoltà vista la posizione nascosta in una via laterale della strada principale, al nostro hotel Madu Inn. Costo 450.000,00 rupie (19,00 euro in totale per due notti con colazione compresa). Nel giro di alcuni minuti facciamo il check in con pagamento posticipato con carta di credito. Come sospettavo, l'interno, seppur carino ed adeguato alle nostre esigenze di una toccata e fuga, non corrisponde propriamente alle foto su Booking ma tutto viene messo in secondo piano ma dell'estrema gentilezza del personale. La colazione consiste nella scelta tra tre piatti tra cui due di riso (occhio agli spicchi di peperoncino) e una omelette con caffè (scordatevi l'espresso qui esiste il classico acqua calda e caffè mescolato dentro senza alcun filtro). Ed eccoci pronti per la giornata a Jakarta.
 
Una delle vie principali della città all'orario di punta.
Appena usciti dall'hotel veniamo colpiti dalla realtà del luogo. Un odore indescrivibile tra lo smog delle vetture, l'inquinamento del fiume affianco tra immondizia e chissà che altro e la polvere che si leva dalla strada. I marciapiedi se esistono sono divelti e quindi non resta che camminare al lato della strada stando attenti a non essere investiti. Giriamo un po' spaesati per non dire spaventati. Ma sarà tutto il giorno così? Anche peggio. Basta poco e subito ci siamo persi nella moltitudine di stradine che si incrociano. La gente sembra non fare caso a noi. Entriamo in un piccolo centro commerciale in cerca del wi-fi ma nulla da fare. Cerchiamo di metterci a nostro agio considerando che nessun volto che ci circonda è europeo. Ci rimettiamo in marcia e, non si sa in che mondo, raggiungiamo la prima tappa: Museum Bank Indonesia. Il museo è ospitato in un edificio storico nella città vecchia ed era in precedenza la prima sede della banca De Javasche, la banca centrale della Indie Orientali Olandesi. La banca successivamente è stata nazionalizzata in Bank Indonesia nel 1953, dopo che l'Indonesia ha ottenuto ufficialmente la sua indipendenza. All'interno non vi era anima viva. Si paga l'ingresso 10.000,00 rupie (0,80 euro). Dopo un giro in velocità, considerando il non particolare interesse per quello che c'era all'interno tra omini di cera che simulavano di lavorare in banca ed enormi stanzoni che facevano da caveau, riprendiamo il cammino direzione porto.

Case nella zona del porto.
Dopo svariati tentativi di omicidio da parte dei guidatori locali (perfino l'omino dei semafori per i pedoni corre illuminandosi) ed il perdersi che ormai era divenuta una costante, raggiungiamo l'agoniato porto. La sensazione del posto in cui eravamo era assurda: tra il trovarsi in una realtà di assoluta povertà, sporcizia e desolazione ed il pensare che, se ci avessero rapinato, non avremmo potuto stupirci di nulla. Diamo una rapida occhiata e poi (ingresso per 6.000,00 rupie cioè 0,40 euro) saliamo nell'ex faro utilizzato ora per vedere il panorama circostante dove finalmente un po' d'aria e una visione dell'intera città ci fa finalmente tirare il fiato. E' ora di fuggire da quella desolazione e prendiamo un tuk tuk per tornare in centro nella parte un po' più turistica. Ovviamente si contratta fino alla morte qualsiasi cosa ma è questione di pochi euro. Per fare alcuni chilometri il tempo è infinito. Il caldo del primo pomeriggio è soffocante ed il traffico non aiuta.
Interno della moschea parte maschile.

Monumento nazionale e sullo sfondo a sinistra la moschea.
Veniamo scaricati affianco alla Istiqlal Mosque, la più grande moschea del sud est asiatico. E' stata costruita per commemorare l'indipendenza indonesiana e aperta al pubblico il 22 febbraio 1978. Ingresso gratuito con obbligo di togliersi le scarpe prima di entrare. La pace che regna è surreale considerando il caos all'esterno. I fedeli, divisi tra maschi e femmine, non fanno volare una mosca. Ci sediamo curiosi di vedere e cercare di capire un momento di raccoglimento così solenne ma tutto ciò dura molto poco in quanto veniamo allontanati per avere i pantaloncini corti sopra il tappetto della preghiera. Poco importa usciamo direzione Monumen Nasional, un obelisco alto 132 metri costruito in memoria della resistenza e della lotta del popolo indonesiano dal colonialismo olandese. Veniamo avvicinati da un ragazzo che si propone di farci da guida per il resto della giornata ma ormai l'unico obbiettivo e sedersi a bere un caffè. Il parco, anche se non sembra, è immenso ed uscire non è facile. Ci dirigiamo verso gli enormi grattacieli che si intravedono tra le piante e finalmente iniziamo ad imbatterci in qualche viso europeo. Le persone ed il loro modo di vestire cambiano radicalmente. Tutti ben curati ed eleganti al punto che ci si sentiamo addirittura a disagio all'interno dei centri commerciali di svariati piani con tutti negozi mono marca. Ma ormai è ora di ritornare in hotel, stanchi e alquanto sporchi.