Mi ero sempre chiesto come le persone possano affrontare una malattia, come abbiano la forza di vedere parenti stretti così debilitati da non poter alzarsi dal letto. Ho sempre avuto il terrore di tutto ciò. Forse non lo sanno nemmeno loro...sai che devi farlo punto.
Allora esce una parte di te fin li nascosta, che forse l'essere umano chiama sopravvivenza mentre io le chiamo "palle". Quello che avevi il terrore di sentire ora è la tua quotidianità. Le piccole anzi, le piccolissime cose prendono tutto ad un tratto un valore che prima nemmeno ci facevi caso: il messaggio dell'amico, la chiamata da chi mai te lo saresti aspettato, anche i pochissimi minuti di tranquillità ti sembrano ore e poi di nuovo a combattere, almeno a provarci, almeno a far finta di provarci.
L'affetto di chi ti sta intorno, la commozione della gente quando si sentono dire: papà sta male.
E la vera battaglia dovrà essere con se stesso, prima di tutto con la malattia e poi con le cure...così devastanti così inumane.
Eppure serve quello spirito di sopravvivenza, servono le palle per dire: ce la farò, cazzo se ce la farò.
Dai papà siamo tutti qui.
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